In occasione della discussione sull’istituzione del registro delle unioni civili sono intervenuta durante i lavori dell’Assemblea Capitolina. Ecco il mio intervento:
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, oggi è un giorno importante per Roma Capitale.
Dopo mesi di stop, quest’aula ha finalmente discusso il provvedimento che prevede il riconoscimento delle Unioni Civili e l’istituzione del Registro delle Unioni.
Non è stato facile arrivare fin qui, ma avevamo preso un impegno e siamo decisi a portarlo fino in fondo, con buona pace di chi pensa che questo provvedimento non rappresenti una priorità per questa amministrazione. Priorità testimoniata anche dall’impegno che il Sindaco Marino ha preso fin dalla campagna elettorale, come lo stesso ha fatto il PD, e fin dai giorni della sua elezione, ribadito anche nelle linee programmatiche che, lo ricordo, sono state votate dalla maggioranza di quest’aula all’inizio della consiliatura.
L’Italia ancora non figura nell’elenco di quei paesi europei che hanno legiferato e riconosciuto le unioni civili. Ci troviamo in una situazione di imbarazzante e colpevole ritardo.
Dobbiamo mettere da parte ogni preconcetto ideologico. Chi non si è accorto che nel mondo è in atto una rivoluzione su queste tematiche dimostra miopia culturale o è rimasto ancorato a un passato ormai lontano. Come abbiamo potuto vedere ieri, consentitemi due parole su quanto accaduto in quest’Aula. Urla, spintoni, cartelli, insulti, consiglieri che fieramente hanno alzato il dito medio contro cittadini che non la pensavano come loro.
Vi fregiate del titolo di “onorevoli” quando ieri con questo comportamento lo avete disonorato!
Non abbiamo più bisogno di dibattiti, di analisi e di belle parole: abbiamo bisogno di provvedimenti concreti che siano all’altezza di un paese che si definisce civile.
Non possiamo più scandalizzarci, non possiamo più inorridire se un ragazzo di 16, 18 o 20 anni compie un atto di suicidio perché non si sente libero di manifestare liberamente quello che prova. Abbiamo bisogno di atti concreti, non di finte lacrime o di stucchevole sdegno che tanto si legge a volte tra le righe di alcuni comunicati stampa.
Siamo stufi di sdegnarci e basta. Vogliamo atti concreti!
Vorrei che Roma, con questa delibera, fosse un esempio in tal senso e vorrei che tracciasse un solco su una strada che sembra già ben delineata.
Una strada che sappia rispondere alle reali esigenze di tutti i cittadini, che sappia guardare oltre il muro dell’ideologia e che trasformi paura e diffidenza in coraggio e buon senso.
Non a caso uso la parola “coraggio”. Perché per cambiare questo Paese, serve davvero una buona dose di coraggio.
Come quello che ha avuto il Sindaco Marino, ad esempio.
Per la prima volta nella storia della Capitale, infatti, a ottobre scorso un primo cittadino ha trascritto nel registro di stato civile il matrimonio contratto all’estero di 16 coppie omosessuali. Trascrizione che la maggioranza con un emendamento alla delibera ha voluto inserire direttamente nel registro.
Un atto simbolico, certo, ma anche un atto di grande sensibilizzazione verso l’opinione pubblica e verso quelle Istituzioni chiamate ad imprimere una forte accelerazione verso l’emanazione di una legge dello stato in materia di unioni civili.
D’altronde non si tratta di un’iniziativa spot. È un preciso impegno del Partito Democratico che lo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ribadito di voler mantenere, basti pensare al disegno di legge in materia che si sta discutendo al Senato della Repubblica.
Io penso che abbiamo fatto un grande lavoro, faticoso, ma soprattutto unitario, al fine di raggiungere il nostro obiettivo, il riconoscimento delle unioni civili e l’istituzione del registro.
Consentitemi di rivolgere un ringraziamento particolare a quei consiglieri municipali che in questi mesi hanno messo in campo iniziative e azioni per il riconoscimento dei diritti civili, sollecitando continuamente l’Aula Giulio Cesare.
Adesso, la palla passa a noi.
Noi crediamo che l’approvazione di questo provvedimento sia un atto di attenzione, buon senso, di civiltà e di rispetto nei confronti di chi, fino a oggi, ha chiesto legittimamente il riconoscimento di alcuni diritti, in primis il diritto di amare liberamente, senza essere mai stato ascoltato.
Diamogli ascolto oggi!
Grazie Presidente.